Jonathan Berger, Talya Berger - Univerity of Stanford
Unlike studio recordings, which are open to modification, correction, and editing, live musical performances are ephemeral. Improvisation – whether intentional or resulting from error - add an element of acrobatic risk that, to western audiences, constitute an alternative dimension of delight. As long as audiences attended concerts, special efforts have been made to capture the sonic details of a performance. These sonic mementos attempted to capture the magic of a performance and preserve it whether for personal individual enjoyment or (more frequently) for commercial gain.
In this paper we describe and compare two distinct situations in which virtuosic performances with significant degrees of extemporization have been recorded. The first instance comprises a set of transcriptions of a single aria from Antonio Zingarelli’s 1792 opera, Piro re d’Epiro, as sung by the virtuoso castrato Luigi Marchesi, notated by Vaclav Pichl on four separate occasions.
We compare these 18th century transcriptions – essentially ‘recordings’ – with unofficial (ie unsanctioned) concert recordings of an American rock band, The Grateful Dead, whose guitarist, Jerry Garcia, like Marchesi, was noted for radical departures from a song’s structure during virtuosic solos.
Both types of transcriptions provide important documentation of style and genre, as well as, respectively, unique characteristics of performance practices, which devoted audience followers labeled with terms like “La bomba del Marchesi’, and, for Garcia, ‘monster lick’. In the case of the Grateful Dead, a sub-culture of fans who called themselves ‘Dead Heads’ would travel far and wide to attend as many performances as possible, recording, documenting, and describing Garcia’s famed improvisatory journeys.
In both cases, dissemination of these recordings were sanctioned by the artists – creating a novel social and commercial opportunity in which these ‘bootleg’ recordings served as unique souvenirs and sonic mementos of the fleeting magic of live performance.
Dino Gavinelli - Università degli Studi di Milano
Con la nascita della Geografia umana su basi scientifiche nella seconda metà dell’Ottocento, la disciplina ha avviato proficue collaborazioni in più direzioni con le scienze naturali, la storia, l’antropologia, l’economia, la sociologia, l’ecologia. Ma è con la comparsa della geografia umanistica in senso lato e, più nello specifico con la cosiddetta “nuova geografia culturale”, a partire dagli anni ’80 del Novecento, che la collaborazione della Geografia con le discipline artistiche (letteratura, arti raffigurative, musica, cinema ecc.) che si aprono nuove prospettive transdisciplinari teoriche e pratiche che puntano non tanto a spiegare geograficamente e razionalmente determinati fenomeni o ancora certe forme e pratiche ma piuttosto a favorire la costruzione di una geografia pubblica e privata negli individui che lasci spazio alla comprensione , alla suggestione, all’impressione, all’immaginazione e all’emozione. E’ in quest’ultima direzione che oggi Geografia e Musica possono collaborare attivamente e concetti oggi ritenuti fondamentali come “spazio”, “ambiente”, “territorio”, “paesaggio”, “luogo”, “identità”, si rivestono di una indubbia componente sonora e musicale: lo spazio geometrico ospita ovunque suoni di varia natura e provenienza; gli ambienti naturali hanno i loro “rumori” e i loro suoni; il territorio costruito dai gruppi umani che trasformano da millenni gli spazi naturali in spazi sociali non si manifesta solo attraverso paesaggi fisici (landscapes) ma anche paesaggi olfattivi (smellscapes), sonori (soundscapes) ed etnici (ethnoscapes); il luogo inteso come categoria geografica emozionale, affettiva, della memoria, del ricorso e della vita privata ha sempre, inevitabilmente, una sua componente di suoni, musiche, melodie; l’identità degli individui, dei gruppi etnici, delle società e dei territori ha anche una componente fatta di canti, balli, musiche tradizionali, generi musicali o ritmi codificati a livello collettivo. All’interno di questi aspetti rapidamente e sommariamente ricordati intende muoversi il contributo dello scrivente, ben cosciente che il rapporto fra musica, luoghi e dimensione geografica degli spazi umani è assai complesso, può essere affrontato da molti punti di vista, si apre a tante e diversificate forme di collaborazione, interazione e contaminazione o ancora offre ampie potenzialità di ricerca e in termini didattici.
Elisabeth Gutjahr - Universität Mozarteum di Salisburgo
Culture and music are matters of great concern in Europe. Both act under constant social change, especially in the force fields of globalization, transformation of the labour market, digitization and the omnipresence of social media. The AEC devotes itself to these challenges by inviting the best experts from its member institutions to share experiences and elaborate valuable methods of offering help. For this high subsidies are acquired regularly from the EU which benefit the members of the AEC in the context of projects. The project SMS (Strengthening Music in Society – https://aec-music.eu/project/aec-sms-2017-2021-creative-europe-network/) thus came to a successful conclusion in 2021. In 2022 the ARTEMIS project is now being launched (Empowering Artists as Makers in Society – https://aec-music.eu/project/empowering-artists-as-makers-in-society/).
The lecture presents insights into the projects and perspectives for the institutions.